Il fascino del trotto con sulky: precisione, velocità e intesa perfetta

Tra le discipline più spettacolari del mondo equestre, il trotto con sulky occupa un posto speciale nel cuore degli appassionati. Non si tratta solo di una gara di velocità, ma di una danza perfettamente orchestrata tra cavallo e driver. Il cavallo, rigorosamente al trotto e mai al galoppo, trascina un leggero veicolo a due ruote – il sulky – sul quale siede il guidatore.

Il trotto richiede equilibrio, potenza, disciplina e nervi d’acciaio. Ogni passo deve essere mantenuto in massima regolarità: basta un attimo, una variazione di ritmo, e il cavallo può “rompere” l’andatura, rischiando la squalifica. È proprio in questa estrema precisione che questa disciplina mostra tutta la sua bellezza.

Ed è in questo mondo, fatto di battiti lenti e potenti degli zoccoli sull’ovale, di strategie, tempi, scatti e recuperi, che è nato un mito senza tempo: Varenne.

Varenne la leggenda

Il 19 maggio 1995, nell’allevamento di Zenzalino a Copparo, in provincia di Ferrara, nasce quello che diventerà il trottatore più forte e celebrato della storia: Varenne, “Il Capitano”. Figlio dello stallone americano Waikiki Beach e della fattrice italiana Ialmaz, porta un nome che richiama la rue de Varenne di Parigi, dove ha sede l’ambasciata italiana.

La sua carriera è un crescendo epico: con oltre 6 milioni di euro di vincite, è tuttora il trottatore più ricco di sempre, un primato che racconta solo in parte la grandezza di questo cavallo.

Un esordio già leggendario

Quando Varenne debutta a Bologna, il 4 aprile 1998, è ancora di proprietà del francese Jean Pierre Dubois. La sua prima apparizione è già un segnale del destino: pur venendo squalificato per aver rotto al galoppo, il giovane trottatore compie un recupero così impressionante da tagliare per primo il traguardo, lasciando a bocca aperta il pubblico.

La notizia raggiunge Enzo Giordano, appassionato di cavalli e cambiavalute napoletano, che decide di acquistarlo nonostante il prezzo altissimo per un esordiente: 150 milioni di lire. Una scelta che passerà alla storia. Da quel momento Varenne corre con i colori della Scuderia Dany e viene affidato al centro ippico di Tor San Lorenzo, vicino Roma, dove trascorrerà tutta la sua vita agonistica.

Il Capitano e il suo driver

A guidarlo per tutta la carriera è il driver romano Giampaolo Minnucci, che con lui forma un binomio irripetibile. Insieme dominano le piste italiane e internazionali con una superiorità spesso imbarazzante, lasciando una scia di vittorie e record che ancora oggi sembrano irraggiungibili.

Il suo carisma, la sua potenza, la sua intelligenza tattica trasformano Varenne in un fenomeno mediatico: amato, celebrato, osannato come solo i più grandi campioni dello sport sanno essere. È stato per l’ippica ciò che Maradona è stato per il calcio, Jordan per il basket, Senna per la Formula 1.

Un mito anche fuori dalle piste

Con la pensione, nel 2002, Varenne si trasferisce all’Equicenter di Inverno e Monteleone, nel pavese, dove diventa uno dei riproduttori più ambiti al mondo. Ancora oggi prosegue la sua attività di stallone, e i suoi figli – ormai oltre duemila – corrono sulle piste di tutto il pianeta.

Il suo nome è inciso nella memoria collettiva: Varenne è stato ospite d’onore in eventi equestri, protagonista di trasmissioni televisive, apertura di telegiornali, soggetto di poster e documentari. Un vero eroe popolare del mondo ippico.

Una leggenda che vive ancora

La sua bacheca, colma di trofei, non racconta solo una carriera, ma un’epoca. Varenne è stato “il cavallo che sussurrava agli uomini”, il campione capace di emozionare anche chi non aveva mai seguito una corsa di trotto. È stato, ed è ancora, il simbolo più luminoso del trotto mondiale.

Un cavallo così non appartiene solo all’ippica: appartiene alla storia.